L’ambiente naturale è inconsapevole del suo aspetto a volte dolce e talvolta violento, e l’uomo ha sempre usato questa tela pre-dipinta per esperimentare emozioni trasformabili.
Il movimento “land-artistico” nasce proprio per una sorta di esigenza rivoluzionaria che ha portato verso una nuova forma d’Arte e specialmente la scoperta e l’accettazione del non possesso dell’opera prodotta. Quasi impossibile quindi come proposta per gallerie o appassionati d’Arte.
Oggi possiamo già leggere nelle opere di un land-artista la matrice da lui stesso usata per realizzare un’opera di Land Art, che per sommi capi possiamo distinguere in:
concettuale, qualora all’interno dell’opera vi siano dei forti ed evidenti contenuti legati alla vita dell’uomo (come legare il concetto uomo-terra-cielo, o le attività umane legate all’energia, ecc…) astratta, quando l’insieme dell’opera comunque non è riconducibile a forme conosciute o riconoscibili; formale, quando volutamente riproduce forme note o riconoscibili.
Tutto ciò comunque viene sempre dopo un iniziale punto di partenza che sarà quello di scegliere la strada della “pura” Land Art, senza apporto di materiali estranei a quelli presenti sul luogo prescelto, oppure la strada dell’intervento ambientale, che invece comprende l’aggiunta e integrazione di materiali non naturali, quali possono essere il cemento, il ferro, la plastica, ecc…
Nel primo caso l’artista usa esclusivamente materiali recuperabili sul posto, modificandoli e trasformandoli a suo piacimento e necessità. Avremo così opere del massimo integralismo naturalistico nel primo caso, mentre nel secondo invece, avremo apporto di materiali alternativi che vanno sostanzialmente a modificare il quadro pre-esistente e a volte in forma definitiva.
Noi abbiamo scelto di lavorare con materiali naturali, e quindi il nostro ideare prima, e operare poi in Natura, viene obbligatoriamente dopo la scelta dello spazio (il quadro Naturale). Sarà sempre un’opera creata quindi con i materiali che la Natura ci permette di usare e reperiti nello spazio circostante.
La tela, (il quadro Naturale), ovvero lo spazio utilizzato dall’Uomo-artista, si ricompone poi nel tempo per permettere un nuovo gioco, con idee nuove, con anche un confronto a distanza di maturità nuove, totalmente diverse dalla precedente opera.
È pertanto indispensabile una profonda conoscenza dei materiali naturali e della loro trasformazione nel tempo innanzitutto, e subito dopo la “non paura” delle tecniche costruttive che quasi sempre si presentano nuove essendo ogni opera essenzialmente diversa in idea, materiali e spazio.
Per noi il luogo è sempre il nostro punto di partenza; è il quadro esistente che ci deve parlare prima di tutto; praticamente “ci chiama” per dirci che lì possiamo giocare.
Cosa fare viene per secondo, e normalmente l’idea arriva in brevissimo tempo quasi sempre molto chiara e molto forte e sarà sempre realizzata con i materiali esistenti e recuperabili nello spazio scelto.
Come (ovvero le tecniche di lavoro per) realizzare l’idea è per noi la parte decisamente ultima, poiché consideriamo le problematiche tecniche per quello che sono: mezzi. Mezzi che servono per il raggiungimento dello scopo, in questo caso l’idea, l’opera, che non sarà modificata mai dal flash creativo iniziale e in nessun dettaglio, non importa quali siano le problematiche tecniche (a volte veramente insormontabili) che si presentano numerose e sempre nuove, essendo le idee ogni volta profondamente diverse.
Il nostro personale percorso ci ha portato verso una forma di Land Art maggiormente fruibile, in totale opposizione ai grandi spazi dell’America degli anni ’60 sempre di difficile raggiungimento. Il nostro fare è assolutamente mimetico e profondamente integrato con il luogo naturale.
Se il deserto ed i grandi spazi non antropizzati erano divenuti luoghi d’azione per gli artisti Americani, per il nostro fare, i luoghi privilegiati sono il bosco, il giardino, il letto del fiume, l’aria, e comunque spazi facilmente raggiungibili e di più facile visibilità, fino ad arrivare agli interni. Nei nostri lavori cerchiamo sempre di privilegiare la relazione tra l’opera ed il luogo, invitando l’osservatore a rivalutare con un occhio nuovo lo spazio circostante, piuttosto che creare opere autoreferenziali (ovvero opere che mostrano solo se stesse). Non cerchiamo mai di far credere comunque che l’opera sia “parte della Natura”, ma vogliamo che comunque mantenga, e orgogliosamente anche, il valore di “segno umano”, senza che questo sia comunque prevaricante, aggressivo, impositivo. Ci piace anche ironizzare, e ancor di più non suggerire titoli in prima battuta, affinché ciascuno possa fantasticare e spaziare a proprio agio se preso dall’emozione di una quasi scoperta. Poi il visitatore può anche conoscere il nostro punto di vista, che in questo modo gli permette di non plagiare la sua primaria emozione di fronte all’opera creata.